The City

In piedi Christian La Rosa, sulla poltrona Lucrezia Guidone

The City, LAC Lugano, foto © Luca Del Pia

The City

di Martin Crimp
regia Jacopo Gassmann
traduzione Alessandra Serra

con (in ordine alfabetico)
Lucrezia Guidone
Christian La Rosa
Lea Lucioli
Olga Rossi

scene e costumi Gregorio Zurla
luci Gianni Staropoli
movimenti Sarah Silvagni
regista assistente Stefano Cordella

produzione LAC Lugano Arte e Cultura, Teatro Stabile del Veneto, Teatro dell’Elfo, Emilia Romagna Teatro ERT / Teatro Nazionale, TPE – Teatro Piemonte Europa

Prima internazionale, 20 febbraio 2024
LAC, Lugano

A partire dagli anni novanta, Crimp ha completamente riscritto – sovvertendole e mettendole in crisi – le forme e le regole della tradizione realista anglosassone. Influenzato da Beckett, Pinter e Mamet, il suo teatro è caratterizzato da un’inquietudine e una crudeltà di fondo, spesso stemperate da una vena grottesca e surreale. La città è uno dei suoi testi più rappresentativi: denso, stratificato, inquieto.
Il sipario si apre su quello che sembrerebbe un normale interno borghese. Siamo nel pieno di una crisi di coppia: Chris lavora in una grande società informatica ed è sconvolto dalla notizia che all’interno della sua divisione si preparano a “riorganizzare” il personale. Clair è una traduttrice che ha appena avuto un fortuito e ambiguo incontro in stazione con un noto scrittore che le ha rivelato di aver subito delle torture. La tensione tra marito e moglie è palpabile. Nessuno sembra capace di ascoltare. Impercettibilmente, quadro dopo quadro, il loro rapporto – come il testo stesso – comincia a mostrare le prime crepe: i confini fra realismo e finzione vengono meno, i personaggi sembrano quasi scomparire nelle loro affabulazioni, e quella che era nata come una semplice tensione domestica si trasforma inesorabilmente in un delirio a due, attraverso cui si insinuano le minacce del mondo esterno. Un mondo dove si può essere licenziati di punto in bianco e in cui le guerre apparentemente lontane possono irrompere improvvisamente tra noi, dentro di noi, come degli incubi in pieno giorno.