La pace perpetua
di Juan Mayorga
traduzione Antonella Caron
regia Jacopo Gassmann
movimenti Marco Angelilli
scene Alessandro Chiti
luci Gianni Staropoli
suono David Barittoni
costumi Sandra Cardini
aiuto regia Enrico Roccaforte
assistente alla regia Giulia Frezza
con Pippo Cangiano, Enzo Curcurù, Giampiero Judica, Davide Lorino e Danilo Nigrelli
produzione Società per Attori
L’opera è stata messa in scena nei seguenti teatri:
Teatro Belli, Roma, 9-20 gennaio 2013
Teatro Concordia, San Benedetto del Tronto, 23 gennaio 2014
Teatro Sanzio, Urbino, 24 gennaio 2014
Teatro Comunale G.B. Pergolesi, Jesi, 25 gennaio 2014
Teatro Verdi, Padova, 1-2 febbraio 2014
Teatro Elfo Puccini, Milano, 5-16 febbraio 2014
Teatro Lauro Rossi, Macerata, 18-19 febbraio 2014
In un luogo segreto tre cani competono per ottenere l’agognato collare bianco e con esso la qualifica di cane militare di élite, “una professione dal grande avvenire”. Attraverso una serie di prove fisiche e psicologiche sempre più complesse, emergono alcuni dei più importanti temi e dilemmi della vita politica e sociale di oggi.
Juan Mayorga è un autore classico e contemporaneo: i temi che fanno da spina dorsale al suo teatro riguardano senza dubbio le emergenze e le contraddizioni del nostro tempo ma solo in quanto queste possono offrirci una lente di ingrandimento e responsabilizzarci rispetto a tutto ciò che è già stato e a tutto ciò che resta da fare. Il suo grande dono è quello di sapere offrire a tutti noi, senza mai volerci educare, delle possibili chiavi di lettura, dei possibili spunti di riflessione rispetto ai conflitti e ai paradossi che ci abitano e che ci dominano.
Il teatro accade nel pubblico. Non nei ruoli ideati dall’autore. Nemmeno nella scena che occupano gli interpreti. Il teatro accade nell’immaginazione, nella memoria, nell’esperienza dello spettatore. —Juan Mayorga
Lo scrittore madrileno, laureato in matematica e filosofia, non è uno che si limita a raccontarci una storia. Crea un linguaggio (qui a parlare sono dei cani, o meglio dei cani particolarmente brutali), argomenta un problema, scrive per mostrare il senso, o il nonsenso, del mondo in cui viviamo. […] La sua pace perpetua non è che una congettura, o una pericolosa illusione. L’unica vera pace è quella finale, della lotta selvaggia, delle armi, del buio, del silenzio. —Franco Cordelli