Il minore ovvero preferirei di no

Il minore ovvero preferirei di no
una lettura in tre atti dall’opera di Ennio Flaiano

con Roberto Herlitzka
di Luca Sossella e Jacopo Gassmann
regia Jacopo Gassmann
musiche originali Pasquale Filastò
e due frammenti dai preludi per pianoforte di Nino Rota
al pianoforte Monica Ficarra
scene Flavio Favelli
luci Iuraj Saleri

co-produzione Luca Sossella editore con Fondazione Musica per Roma, 2005

Perché Flaiano? Questa è la domanda che molte volte abbiamo sentito, spesso senza trovare la voglia di rispondere che ci sono mille motivi per rimettere in scena la sua parola di giocoliere annoiato e ironico e la sua sapienza antica e lieve come uno stemma senza casata nella letteratura italiana.

Giorgio Manganelli, come di consueto, ci viene in soccorso con il suo lessico magico e sintetico nella prefazione a Frasario essenziale per passare inosservati in società, una raccolta di testi, postuma, del 1986, di Flaiano:

Credo che occorra un certo malessere per discorrere in modo non affatto improprio di Ennio Flaiano. Un malessere intricato, non riluttante ad un raro riso, ma soprattutto consapevole di sé, della sconfitta di cui si nutre…

Ora, quel “malessere” è il prodotto di una crisi dispotica e crudele e non un convenzionale qualunquismo: si tratta di un deficit morale e poetico, un deficit civile ed espressivo. Un deficit di rappresentazione.
Non è evidentemente una crisi individuale o soggettiva, quanto un “esaurimento” collettivo che governa il nostro quotidiano in preda all’anestesia. E questa crisi è dovuta a due ragioni, principalmente: una propria dell’essere culturale italiano, che è concepito per tutto il Novecento come un percorso quasi segreto, carbonaro, assistenziale e sussidiario, affidato al buon cuore di ognuno; l’altra è una crisi di carattere più profondo che sovente accade prima delle catastrofi, ovvero quando sia la storia culturale sia la vita creativa d’ognuno coincidono come una tenaglia che stringe a una rassegnata indicibilità.

Lo spettacolo si svolge lungo l’arco di un’immaginaria “giornata tipo” di Flaiano, da mezzogiorno alla notte. Tre luoghi simbolici e rappresentativi della quotidianità di Ennio Flaiano faranno da sfondo al monologo del protagonista: il caffè (la rivolta), il ristorante (la pacificazione), il residence (il dolore).
Abbiamo attraversato la sua opera, decostruito i testi di Flaiano: l’azione è stata quella di smontare i testi, metterli in crisi, contraddirli e poi rimontarli.
Abbiamo tolto, con superbia, i pesi superflui. E costruito, con umiltà, una struttura lieve. Leggera.
L’ambizione era quella di permettere allo spettatore (ascoltatore) di cogliere alcune forme di potere persuasivo che sottostanno a certi discorsi fatti passare per veri (e che drammaticamente si ripetono). Si comprenderà, ci auguriamo, come la protesta satirica sia per Flaiano, più che un atto di demolizione, un sentire “che qualche cosa si va lacerando nel tessuto divino dell’umano”.